Diaccia Botrona, Castiglione della Pescaia e dintorni
Il Padule della Diaccia Botrona si trova tra Castiglione della Pescaia e Grosseto a ridosso della Pineta del Tombolo.
CARATTERISTICHE
La Diaccia Botrona è una zona umida di grande importanza storica ma soprattutto naturalistica, grazie alla numerosa presenza di specie faunistiche presenti.DESCRIZIONE
Tra Castiglione della Pescaia e Grosseto, a ridosso della pineta e della ben nota e frequentatissima spiaggia, si trova la Diaccia Botrona, una zona palustre sconosciuta ai più e che per secoli ha giocato un ruolo importantissimo nella storia e nell’evoluzione del territorio della Maremma. Benché assai ridotta rispetto alla sua estensione originaria e assediata da centri abitati e coltivazioni, rappresenta un tassello nel complesso mosaico di zone umide costiere, fortunatamente risparmiate dalle grandi opere di bonifica.
Se un tempo stagni, paludi e acquitrini evocavano un mondo inquietante, desolato e scarsamente produttivo, oggi stiamo imparando lentamente a valutare la ricchezza e l’importanza di questi rari ecosistemi.
La capacità di immagazzinare grandi quantità d’acqua in caso di piogge abbondanti, evitando il pericolo di disastrose inondazioni e di ricaricare la falda sotterranea, sono ad esempio, solo alcune delle vitali funzioni che essi possono svolgere.
Ma le zone umide, soprattutto, ospitano un’ incredibile varietà di esseri viventi, sia vegetali che animali. Sono delle vere e proprie “banche genetiche” che, se opportunamente protette e gestite, oltre a contribuire al mantenimento della biodiversità, possono rappresentare una fonte di sviluppo economico compatibile con la salvaguardia di questi fragili e magnifici ambienti naturali.
CENNI STORICI
La palude della Diaccia Botrona è ciò che resta di una più vasta zona paludosa, residuo del lago Prile, interessata da un sistema idrico artificiale, eseguito in tempi diversi, per la bonifica di una buona parte dell’area pianeggiante compresa tra Castiglione e Grosseto.
L’origine della palude è dovuta al progressivo degradarsi di una grande laguna di acqua salata.
In origine si è formata una grande duna di sabbia che ha separato il mare dalla laguna lasciando però delle aperture da cui continuava a filtrare l’acqua marina, questo ha garantito la salubrità del lago mantenendone la salinità delle acque.
Il lago ha sempre rivestito una fondamentale importanza sia all’epoca degli etruschi che quella dei romani. Come si deduce dall’orazione Pro Milone del 53 a.C. tra tutti i misfatti compiuti da Clodio spicca quello di aver costruito una villa su un’isoletta del lago Prile a dispetto del legittimo proprietario che non gli aveva venduto il terreno.
Anche nel medioevo il lago continua a rappresentare una fonte economica fondamentale, viene utilizzato per la pesca effettuata in peschiere e per l’altra grande ricchezza costituita dall’estrazione del sale.
Sarà nel XVI secolo che le condizioni ambientali della Maremma subiranno un danno gravissimo.
Lo spopolamento delle campagne a causa della peste nera e la decisione di aumentare le terre destinate al pascolo, determineranno l’abbandono delle terre da parte degli agricoltori che provvedevano al controllo dei corsi d’acqua e alla pulizia dei terreni. La mancata manutenzione sarà causa dell’abbassamento del livello delle acque e della loro stagnazione con la conseguente diffusione della zanzara anofele causa della malaria.
Questo comportò la necessità di bonificare la zona, grande opera che venne compiuta sotto il dominio dei Lorena.
La bonifica terminò definitivamente tra il 1950 e il 1960 con la riforma agraria dell’Ente Maremma.
Ancora oggi in ricordo del periodo delle bonifiche è possibile visitare la “Casa Rossa”o “Casa Ximenes” uno degli esempi di ingegneria civile più rappresentativi delle bonifiche dell’antico padule voluto dai Lorena, e attualmente sede di un museo multimediale.
QUANDO E COME VISITARLA
Il periodo primaverile e autunnale è sicuramente il migliore per visitare non solo la Diaccia Botrona ma tutte le zone umide in genere. All’inizio della stagione autunnale, si assiste alla graduale partenza degli uccelli migratori e al passaggio di quelli che sosteranno nell’area solo per alcuni giorni, per poi ripartire e raggiungere le aree di svernamento più a Sud.
Ottobre è uno dei mesi più suggestivi dal punto di vista paesaggistico, poiché con le piogge e i primi segnali dell’inverno ormai prossimo, la vegetazione palustre assume colori straordinari tingendosi del rosso della salicornia e del viola dei fiori di Limonium (statice) e di Aster.
Nei mesi invernali il padule è animato da una moltitudine di uccelli, un vero paradiso per i “birdwatchers” che, muniti di un buon binocolo, possono osservarli nel loro ambiente naturale mentre si alimentano, si toelettano, si riposano o cercano di sfuggire ad un predatore.
Con l’ arrivo della primavera inizia la nuova fase migratoria; i limicoli, gran parte degli anatidi e gli aironi bianchi maggiori lasciano il posto ad altre specie, come i fenicotteri rosa e i cavalieri d’Italia.
Il padule risuona ovunque dei canti di cannaiole, cannareccioni, allodole e usignoli di fiume, intenti ad attirare un partner o a delimitare il proprio territorio di riproduzione. Particolare attenzione deve fare il visitatore in questo periodo, per non disturbare gli animali durante la delicata fase riproduttiva; sarà perciò opportuno mantenersi ai margini dell’area senza addentrarvisi.
L’estate è decisamente il periodo meno adatto per visitare la Diaccia Botrona: caldo torrido, afa, siccità e zanzare attendono inclementi chiunque vi si avventuri.
Se si riescono a superare questi piccoli inconvenienti, magari la mattina presto o la sera verso il tramonto, dall’alto dell’Isola Clodia o dalla Casa Rossa si può rimanere in silenzio in assoluto relax ad ascoltare i suoni del padule, scoprendo così il canto inconsueto del Tarabuso, il frusciare di lucertole e serpenti tra la vegetazione, o semplicemente la brezza che spira tra le canne. In un futuro ormai prossimo, la Provincia di Grosseto provvederà ad attrezzare l’area per la fruizione turistica, organizzando la sentieristica e una regolamentazione delle visite; in attesa di specifiche normative, consigliamo a chi volesse visitare la Diaccia Botrona di mantenere un comportamento di assoluto rispetto nei confronti dell’ambiente, evitando di sporcare, disturbare gli animali, accendere fuochi e danneggiare la vegetazione raccogliendo fiori o prelevando piantine che, al di fuori del loro habitat, avrebbero ben poche possibilità di sopravvivere.
COME RAGGIUNGERE LA DIACCIA BOTRONA
Arrivati a Castiglione della Pescaia, tramite la Strada Provinciale 3 del Padule o la Strada Statale 322 delle Collacchie, si deve raggiungere il ponte Giorgini che attraversa il fiume Bruna. Qui si volta a sinistra ( destra per chi viene da Marina di Grosseto ) e percorrendo la strada parallela al fiume si giunge all’area di parcheggio prospiciente la cosiddetta “Casa Rossa” ( Casa Ximenes ). Dal ponte del vecchio edificio si può ammirare un suggestivo panorama di tutta l’area umida Riserva Regionale della Diaccia Botrona.
Si può accedere alla Diaccia Botrona anche entrando dal lato Ovest, si imbocca la Strada Provinciale 3 del Padule in direzione Grosseto, a circa 6-7 Km da Castiglione si trova un piccolo agglomerato di case chiamato Ponti di Badia, qui bisogna girare sulla destra, attraversare il ponte e percorrere la strada sterrata fino a raggiungere le paludi della Diaccia Botrona. Lasciata l’auto e proseguendo lungo il sentiero principale, si arriva all’Isola Clodia, mentre girando a destra si può camminare sull’argine del Canale Collettore che costeggia tutta la vasta zona umida lungo il lato Ovest.